
SPAL HEROES – GIROLAMO BIZZARRI
Sono tanti i bomber che hanno vestito la maglia biancazzurra nella storia ultracentenaria della SPAL, ma solo uno è stato capace di realizzare 43 reti in sole 64 partite. Una media realizzativa pari a 0,67 gol per match che fa di Girolamo Bizzarri uno dei marcatori più letali mai passati da Ferrara.
Nato a Roseto degli Abruzzi nel giugno del 1967, Girolamo detto “Mino” cresce nel settore giovanile del Teramo e da lì nel 1984 viene prelevato dal Torino, con la cui formazione primavera in quell’anno vince Torneo di Viareggio e Campionato. È solo il preludio di una carriera che sarà piena di gol e successi.
Nel 1993 arriva a Ferrara, dopo aver già vissuto diverse esperienze in giro per l’Italia, tra l’altro quasi tutte in piazze meridionali come Nocera, Siracusa e Reggina. Sulle rive dello Stretto gioca le due stagioni precedenti al suo trasferimento in biancazzurro mettendo a referto 49 apparizioni e 24 reti, uno score che accrebbe non poco le aspettative della tifoseria estense, reduce dalla fresca retrocessione in Serie C1.
Mino Bizzarri in azione con il suo colpo migliore, il mancino piazzato (foto BusinessPress)
Il 12 settembre 1993 è il B-day, giorno in cui Bizzarri fece il suo debutto ufficiale con la numero 11 biancazzurra allo Stadio “Mazza”, nella sfida contro il Chievoverona. Una partita, però, tutt’altro che memorabile, al termine della quale i tifosi più esigenti iniziarono già a storcere il naso.
“La prima giornata di campionato non la dimenticherò mai. Arrivai alla SPAL con grandi motivazioni dopo la stagione disputata a Reggio Calabria dove vinsi il titolo di capocannoniere. La gente, giustamente, si aspettava un attaccante che, come toccasse la palla, la buttasse dentro ma l’esordio contro il Chievo per me fu un vero disastro: vincemmo uno a zero ma mi ritrovai in fuorigioco penso almeno dieci o quindici volte”.
Mino tuttavia aveva le spalle abbastanza larghe per non lasciarsi intimorire da una giornata storta e, infatti, gli bastò una settimana per dimostrare ai tifosi spallini tutta la sua abilità sotto porta. La domenica successiva la SPAL si recò sul campo dalla corazzata Mantova, sfida importante con più di tremila spallini al seguito della squadra. Lì il bomber abruzzese non si limitò a segnare il suo primo gol in biancazzurro, ma realizzò una doppietta decisiva per il due a due finale.
“Ricordo che mister Discepoli mi ripeté per tutta la settimana di stare sereno, ma io ero tranquillissimo perché sapevo quali erano le mie capacità. Quella domenica a Mantova fu una partita speciale non tanto per i due gol, ma perché mi resi conto di quanto fosse importante la SPAL per la gente di Ferrara: una passione vera, autentica dalla quale era impossibile non essere contagiati e che mi faceva sentire in dovere di dare sempre tutto e di più per onorare quella maglia”.
Mino Bizzarri impegnato durante una partita al “Mazza” (foto Business Press)
Il “cannoniere degli Abruzzi” realizzerà altre venti reti in quella stagione e altrettanto fece nella stagione successiva, tra cui il poker di reti messo a segno contro lo Spezia pochi giorni dopo la tragica scomparsa del compagno Beppe Campione. Un vero e proprio predone d’area, capace di fare quel che voleva con il suo mancino ed in grado di tirare fuori dal cilindro la giocata vincente anche quando sembrava distratto e avulso dal gioco. Poca corsa, a quello dovevano pensare gli altri, ma una concretezza ed una tecnica incredibile per la categoria.
Calciatore tanto geniale quanto sanguigno ed impulsivo, Mino fu un autentico trascinatore in grado di far innamorare un’intera tifoseria. Una quadripletta, due triplette e sei doppiette, unite ad un forte senso di appartenenza crearono un legame unico tra il numero undici ed i tifosi biancazzurri. Un amore dalle grandi premesse che, però, si interruppe bruscamente dopo solo due anni all’ombra del Castello Estense.
Una separazione che molti tifosi non digerirono, un gesto interpretato da alcuni come un tradimento del mancino abruzzese. Ma, come in tutte le più grandi storie d’amore, solo il passare del tempo consentì di trovare un senso e rimettere apposto le cose. Emersero le vere ragioni di quell’addio: una scelta imposta dalla società, stretta tra le morse di un’offerta irrinunciabile, rispetto alla quale Mino non volle puntare i piedi proprio per il bene del Club stesso e di tutto l’ambiente biancazzurro.
L’undici biancazzurro festeggia con i tifosi dopo un gol (foto Business Press)
Genio e sregolatezza, talento e impulsività, consapevolezza e passione. Si potrebbe riassumere così la storia di uno degli attaccanti più forti e implacabili visti a Ferrara. Un calciatore che chiuse la sua carriera a 38 anni, dopo 477 presenze e 201 gol totali tra i professionisti, tra cui anche otto apparizioni e tre reti in massima serie. Eppure niente e nessuno ha conquistato il suo cuore come hanno fatto la SPAL e la città di Ferrara.
“A Ferrara ho conosciuto un tifo straordinario, capace di esaltare come pochi altri chi andava in campo. Sono stati due anni incredibili nei quali ogni volta che uscivo di casa mi sentivo a tutti gli effetti parte della comunità. Percepivo chiaramente quanto mi volesse bene quella gente per cui la SPAL non era solo una squadra, ma era un simbolo che andava oltre la partita”.