Le origini: il nome S.P.A.L. e i colori dei Salesiani

Il nucleo originale di quella che sarebbe poi divenuta la SPAL vede la luce nel lontano 1907 per iniziativa di un sacerdote salesiano, Pietro Acerbis, all’epoca direttore dell’oratorio ferrarese situato in via Coperta. Acerbis fondò un circolo religioso-culturale dal nome Ars et Labor che successivamente, un paio d’anni dopo, a opera del nuovo direttore, divenne “Circolo Ars et Labor” e aggiunse alle attività artistiche anche quelle sportive, inizialmente atletica e ciclismo. I colori sociali adottati furono il bianco e l’azzurro, quelli dello stemma della congregazione dei Salesiani.

La sezione calcistica fu istituita nel 1912, quando il ramo sportivo si staccò dall’oratorio e si costituì in “Società Polisportiva Ars et Labor”.

Inizialmente la squadra di calcio fu conosciuta con il nome di Associazione Calcio Ferrara. Si dovette attendere il 1919 e la fine della Grande Guerra perché anche la sezione calcistica uniformasse il suo nome a quello di tutta la polisportiva.

La prima partita di calcio ufficiale giocata con la denominazione attuale fu SPAL - Triestina: 1-4, datata 16 giugno 1919.

L’Anteguerra e i primi campionati in Serie A

Tra il 1920 e il 1925 la SPAL milita in Serie A: in quel periodo il suo massimo risultato è la semifinale del campionato nazionale (1922), persa contro la Sampierdarenese. Retrocessa nel 1925, non entra nella composizione della Serie A a girone unico nel 1929 e viene così assegnata al campionato di Serie B. Da quel momento, e per più di un decennio, la SPAL va incontro a una lunga storia di retrocessioni, cambi di nome e, perfino, di colori sociali. Per un periodo infatti la squadra, con il nome di Associazione Calcio Ferrara, adotta maglie a strisce bianco-nere in omaggio ai colori civici della città estense.

Negli anni Venti e Trenta spiccano il volo da Ferrara verso il grande calcio giocatori del calibro di Bruno Bertacchini, Elvio Banchero, Abdon Sgarbi – che vestirà anche la maglia azzurra – Aldo Barbieri, Archimede Valeriani, Mario Romani, Savino Bellini e successivamente negli anni quaranta, Otello Badiali e Albano Luisetto.

Il Dopoguerra e l’avvento del "Mago di Campagna"

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale  si tornò al bianco-azzurro e al nome SPAL.

Spirito guida di quegli anni è una figura che rimarrà scolpita nella storia della città, oltre che in quella del calcio italiano.  Paolo Mazza, allena la SPAL in due occasioni tra il 1936 e il 1939, guidando la squadra in terza serie dove sfiorò la promozione in B.

Divenne presidente nel 1946. Sotto la sua guida la SPAL conquista velocemente la B e lotta per conquistare la Serie A.

Oltre ai successi sportivi il Presidentissimo ha la capacità di piazzare molti giovani promettenti nelle categorie superiori. Uno di questi è Mario Astorri, acquistato per sole 25.000 lire e ceduto alla Juventus appena un anno dopo per la cifra all’epoca faraonica, di 2 milioni.

Altro colpo importante di quegli anni fu la cessione di Egisto Pandolfini, acquistato dalla Fiorentina per poche lire e successivamente rivenduto alla stessa squadra viola per una cifra stratosferica.

Grazie a queste ed altre brillanti operazioni di valorizzazione dei propri giovani campioni, per la stampa sportiva dell’epoca Paolo Mazza diventa affettuosamente Il Mago di Campagna.

La Serie A a girone unico e il nuovo Stadio Comunale

Nel 1951 con Antonio Janni allenatore e Giovanni Emiliani capitano, la SPAL vince il campionato di Serie B e accede per la prima volta alla Serie A a Girone Unico. Per l’occasione viene inaugurato il nuovo stadio, il Comunale.

La formazione tipo di quell´anno è la seguente: Bertocchi, Guaita, Carlini; Emiliani, Macchi, Nesti; Trevisani, Colombi, Biagiotti, Bennike, Fontanesi. Oltre a loro, Dini, Patuelli e Rosignoli.

Il quindicennio successivo vede la SPAL salire alla ribalta del calcio nazionale anche se nel 1954 è costretta a disputare gli spareggi salvezza, riuscendo a mantenere la massima serie grazie alla vittoria contro il Palermo con le reti di Bernardin e Olivieri. Nel 1955, benché retrocessa, la osicetà biancazzurra viene ripescata per illecito sportivo di Udinese e Catania.

Mazza e i suoi campioni

Sono molti i giocatori che arrivano alla SPAL da perfetti sconosciuti e ottengono in fretta la ribalta nazionale e internazionale: il portiere Bugatti, prelevato dal Seregno nel settembre 1951, viene chiamato in Nazionale dopo soli nove mesi di permanenza in maglia biancazzurra. Insieme a lui in maglia Azzurra anche l’ala sinistra Fontanesi poi ceduto alla Lazio.

Ma non sono gli unici. Un gran numero di giocatori, valorizzati dalla società ferrarese, proseguono la carriera presso gli squadroni del Paese, come Armando Picchi (capitano campione d’Europa e del Mondo con l’Inter), Egidio Morbello (anche lui all´Inter), Giorgio Bernardin (prima all´Inter poi alla Roma), Sergio Carpanesi (alla Roma poi alla Sampdoria), Carlo Novelli (al Napoli), Orlando Rozzoni (all´Udinese quindi alla Lazio), Fabio Capello (alla Roma, Juventus e Milan), Albertino Bigon (Foggia, Milan e Napoli), Gianfranco Bozzao, Luigi Pasetti e Carlo Dell´Omodarme (alla Juventus) Saul Malatrasi (Inter, Fiorentina e infine Milan), Gianni Bui (Milan e Torino), Carlo Facchin (al Torino e quindi alla Lazio), Giuliano Bertarelli e Dante Micheli (Fiorentina), Edoardo Reja (al Palermo) e Luigi Delneri (Udinese).

Ma in quegli anni è importante anche il contributo dei calciatoriarrivati alla SPAL con una carriera già consacrata come Sergio Cervato, Giovanni Mialich, Onorio Busnelli, Battista Rota, Angelo Villa, gli svedesi Sigvard Lofgren e Dan Heiner Ekner, Enzo Matteucci, Manlio Muccini, Gianni Corelli, Ottavio Bianchi, Carlo Mattrel, Osvaldo Bagnoli, Fulvio Nesti, l´ungherese Jenő Vinyei, i danesi Nils Bennike e Dion Ãrnvold, Vincenzo Gasperi, Giancarlo Vitali, Pietro Broccini, Sergio Sega, Silvano Trevisani, Giulio Pellicari, Alberto Orlando, Glauco Tomasin, Enrico Muzzio, Edoardo Dal Pos e Aulo Gelio Lucchi.

L’arrivo di Massei, il miglior piazzamento e la finale di Coppa Italia

Il campionato 1958/59 si rivela disastroso. Mazza ritiene indispensabile rinnovare profondamente la squadra. Cede gli anziani Villa, Vitali, Dal Pos, Broccini, Lucchi e Toros, vende gli emergenti Malatrasi e Rozzoni per acquistare il ventenne Micheli, i debuttanti in Serie A Picchi e Balleri, l´esperto Ganzer, e i rientranti Novelli e Corelli. Dall´anno precedente conservò i soli Bozzao, Morbello, Maietti e Pandolfini. Acquista inoltre Massei, un giocatore di classe assoluta ma ritenuto “finito” all’Inter, oltre a Nobili, terzo portiere della squadra nerazzurra.

Oscar Massei in breve tempo diventa il calciatore simbolo degli anni della Serie A. Il campione argentino resterà ininterrottamente a Ferrara per ben 9 stagioni consecutive. La SPAL, contro ogni pronostico, arriva quinta in Serie A – a pari merito con Padova e Bologna. Questo piazzamento fu, come detto, il suo migliore, risultando nella classifica finale inferiore solamente alla Juventus campione d´Italia, alla Fiorentina, al Milan e all´Inter. Il dato è significativo, perché si tratta delle quattro squadre che, insieme, avevano vinto tutti gli scudetti del decennio precedente.

La SPAL arriva quinta con la seguente formazione tipo: Nobili (Maietti), Picchi, Balleri, Ganzer, Bozzao, Micheli, Novelli, Corelli, Rossi, Massei, Morbello. Oltre a loro Catalani, Trentini, Cecchi, Balloni e Pandolfini. L´allenatore è Fioravante Baldi, il miglior cannoniere Egidio Morbello con 12 reti in 33 partite giocate.

Nel 1962 la SPAL raggiunge la finale di Coppa Italia, perdendo contro il Napoli, allora militante in Serie B.

La SPAL, allenata da Serafino Montanari, schiera Patregnani, Muccini, Olivieri, Gori, Cervato, Riva, Dell´Omodarme, Massei, Mencacci, Micheli, Novelli. Il Napoli passa in vantaggio in apertura con la punizione del ferrarese ed ex spallino Gianni Corelli, ma la SPAL pareggia dopo pochi istanti con Micheli. A dieci minuti dal termine è Pierluigi Ronzon a portare definitivamente in vantaggio gli azzurri regalando così alla squadra partenopea il primo trofeo della sua storia.

I '70 e gli '80 e l’addio del Presidentissimo

Dopo la Serie B si scende in Serie C nel 1969, in uno sfortunatissimo campionato dove Alberto Orlando, su cui poggiavano le speranze di riscossa, si infortuna e gioca solo 6 partite senza realizzare nemmeno una rete. In quell´anno Mazza subisce, per la prima volta, critiche esplicite e l´ironia di molti ferraresi che ricordavano la sua promessa di un campionato di vertice.

Dopo quattro anni di Serie C nel corso dei quali si erano alternati come allenatori Giovan Battista Fabbri, Tito Corsi e Cesare Meucci – alla fine del 1972 Mario Caciagli sostituisce sulla panchina biancoazzurra Eugenio Fantini imprimendo una clamorosa svolta al campionato. Franco Pezzato al termine della stagione sarà il capocannoniere e, con una strepitosa e storica rimonta, la SPAL ritorna in Serie B dove resterà per quattro anni. La squadra di quell´incredibile promozione è composta da Marconcini, Croci, Vecchiè, Boldrini, Cairoli, Rinero, Donati, Tartari, Goffi, Mongardi, Pezzato.

Nel 1976 – al quarto campionato di B, dopo che a Caciagli si sono succeduti Umberto Pinardi e Guido Capello – Mazza viene estromesso dai suoi stessi consiglieri con un inaspettato e discutibile aumento di capitale: dopo trent´anni di successi calcistici e dopo essere stato Commissario Tecnico della Nazionale nel 1962 ai Mondiali del Cile, il Presidentissimo viene messo da parte e la società passa a Primo Mazzanti, già da anni all’interno della dirigenza spallina.

La SPAL, condotta da una dirigenza inesperta ed impreparata, retrocede di nuovo nel 1977 con Luisito Suarez allenatore, ma ritorna subito in Serie B nel campionato successivo di nuovo con Caciagli, che entra così nell’olimpo della storia biancazzurra.

La società biancazzurra subisce una nuova retrocessione in C1 nel 1982 con “Titta” Rota prima e Ugo Tomeazzi, poi in panchina. L´anno precedente memorabile fu la trasferta della SPAL a San Siro contro il Milan, allora retrocesso in Serie B. Una partita divenuta scandalo, per il rigore annullato alla SPAL dopo il gol di Oriano Grop, e soprattutto per il famoso gol di mano di Walter Novellino, che consentì al Milan di vincere per 2-1.

Dopo il campionato in Serie C1 con Gaetano Salvemini prima e Giovanni Seghedoni poi come allenatori, la SPAL pare riaversi sotto la guida di Giovanni Galeone arrivando quarta nel 1984. Nel 1989 il club biancazzurro scende per la prima volta in Serie C2.

Gli Anni '90, la doppia cavalcata di Gibì Fabbri

Nel 1990 la SPAL ottiene il secondo peggior risultato della sua storia con il decimo posto in Serie C2. Sempre nel 1990 la società viene rilevata dalla CoopCostruttori, all´epoca vero e proprio colosso del settore edilizio. Nuovo presidente diventa il massimo dirigente della cooperativa, l´argentano Giovanni Donigaglia. Accanto a Coop Costruttori rimangono con quote di minoranza anche parte dei vecchi soci, tra cui l´ex presidente Ravani su tutti.

Grazie a questa configurazione la SPAL si ritrova con una grande disponibilità di risorse finanziarie, come mai era accaduto prima. In due stagioni la squadra ottiene il doppio salto dalla Serie C2 alla Serie C1 e da questa alla Serie B. Nel primo caso dopo un vittorioso spareggio a Verona contro la Solbiatese, nel secondo dominando il campionato, con il ritorno di Giovan Battista Fabbri come allenatore, Giancesare Discepoli come vice, e in campo una squadra entusiasmante che scalda i cuori dei tifosi, superando quota 20.000 spettatori al “Paolo Mazza”,  grazie a giocatori che entrano nel cuore dei ferraresi come Giorgio Zamuner, Andrea Bottazzi, Andrea Mangoni, Andrea Messersì, Massimo Mezzini, Roberto Labardi, Michele Paramatti e capitan Beppe Brescia.

Una volta in serie cadetta, la squadra viene totalmente rivoluzionata per tentare l´immediato approdo in Serie A. Si sogna in grande e in città c´è chi inneggia a una SPAL da Coppe Europee poiché non mancano, d´altronde, né l´entusiasmo né le possibilità economiche.

Gli ingenti mezzi finanziari profusi non sono però accompagnati dalla necessaria pianificazione, smantellando il gruppo della doppia promozione per acquistare giocatori non sufficientemente motivati o tecnicamente inadatti alla causa. La squadra retrocede lo stesso anno, nonostante un serrato testa a testa con la Fidelis Andria nell´ultima parte del torneo.

Dopo tre tentativi di ritorno in Serie B (con due eliminazioni ai play-off subite dal Como) il presidente Donigaglia decide per un ridimensionamento degli impegni della CoopCostruttori, e nel 1996 cede contestualmente a Vanni Guzzinati la carica di Presidente, rimanendo nelle vesti di “patron”. Ne segue una stagione culminata con la retrocessione in Serie C2, perdendo i play-out contro l´Alzano Virescit.

Con la squadra caduta al proprio minimo storico, Donigaglia riassume la presidenza e dà immediatamente impulso per un´immediata risalita: affida il compito di formare la squadra all´esperto direttore sportivo ferrarese Roberto Ranzani (reduce dalla Serie B con il Ravenna) il quale sceglie come allenatore De Biasi e, confermando soltanto 3 giocatori dall´annata precedente, modella un´autentica corazzata portando a Ferrara giocatori del calibro di Cancellato, Fimognari, Pierobon e l´esperto Fausto Pari.

La squadra riconquista immediatamente la Serie C1 al termine di un entusiasmante duello con il Rimini (70 punti finali). L´anno successivo (1998) Ranzani è protagonista di un mercato estivo con scelte oculate volte a rinforzare ulteriormente un telaio già molto competitivo. Dopo un´ottima partenza arriva una crisi di risultati coincisa con un doppio lungo infortunio del bomber Cancellato, il quale costa l’addio all’ultimo al sogno play-off, ma la squadra giunge comunque alla vittoria della Coppa Italia Serie C. Il finale di campionato, con il mancato raggiungimento degli importanti obiettivi in cui la piazza aveva ormai riposto più di una speranza, porta però ad alcune incomprensioni tra società e guida tecnica, sfociate nella mancata conferma dell´allenatore De Biasi.

Le annate successive sono fatte di campionati piuttosto anonimi: il giocatore più interessante di quel periodo è certamente Sergio Pellissier, giunto per 2 campionati in prestito dal Chievo.

2002 - 2012 il decennio più grigio

Visti i problemi economico-giuridici che colpiscono la CoopCostruttori, nel 2002 la società viene ceduta al cosentino Paolo Fabiano Pagliuso (all´epoca, proprietario e presidente del Cosenza) e la carica presidenziale viene affidata al commercialista Lino Di Nardo.

Dopo due stagioni di alterne fortune, una profonda crisi della nuova società non rende possibile effettuare investimenti per potenziare la squadra. La stagione 2004/05 si conclude con il 9° posto in campionato. La successiva estate viene realizzata una campagna acquisti all´insegna del rinnovamento, con l´ingaggio del tecnico Ezio Glerean e l´arrivo di molti nuovi giocatori. Tuttavia, in un caldo giorno di mezza estate la gloriosa vecchia SPAL viene esclusa da tutti i campionati a causa di un dissesto finanziario che genera il fallimento societario.

Nel 2005 fu istituita la Spal 1907 e la squadra viene iscritta al campionato di C2 2005-06. Il Presidente diventa Gianfranco Tomasi, imprenditore edile di Comacchio, che subito non lesina impegno e mezzi economici.

Dopo una prima stagione partita in ritardo a seguito della riammissione grazie al Lodo Petrucci, in cui si è ottenuta una stiracchiata salvezza, nei due successivi campionati vengono allestite formazioni con l´intento di puntare alla promozione in C1. In entrambi i tentativi, però, la squadra viene eliminata ai playoff: nel 2006-07 contro la Paganese e nel 2007-08 contro il Portogruaro.

Nel 2008 subentra alla presidenza il bolognese Cesare Butelli. La sua gestone, durata 4 anni, si conclude nel peggiore dei modi, con la retrocessione della squadra in C2 e l’esclusione dal campionato professionistico 2012-13 per problematiche di natura economica.

La SPAL, con Roberto Benasciutti, scende dunque in serie D toccando il punto più basso della sua gloriosa storia.

La rinascita della S.P.A.L. con il Presidente Mattioli e la famiglia Colombarini

L’onta dei dilettanti dura fortunatamente solo un anno. Il 12 luglio 2013, Benasciutti trova l´accordo con la famiglia Colombarini che si adopera per la fusione tra SPAL e Giacomense. La nuova società Spal 2013, con Walter Mattioli presidente, acquista il marchio storico della SPAL e viene iscritta in Seconda Divisione Lega Pro 2013/14, campionato che la squadra, sotto la guida di Massimo Gadda, conclude al 6° posto. Si tratta di un piazzamento importante che consente alla neonata società di accedere al successivo campionato di Lega Pro unico, terza serie nazionale.

Nella successiva stagione 2014/15, con Leonardo Semplici subentrato a campionato in corso ad Oscar Brevi, la SPAL arriva a sfiorare i play-off che sfumano solo all’ultima giornata.

Il doppio salto dalla Lega Pro alla Serie A

Nel campionato seguente Semplici rimane al timone dei biancazzurri e con una straordinaria stagione conclusa al primo posto con nove punti di vantaggio sul Pisa secondo, la SPAL vince il girone B di Lega Pro, riconquistando così la Serie B dopo 23 anni.

I successi della stagione 2015/2016 non finiscono qui: la SPAL infatti alza anche la Supercoppa di Lega Pro, battendo le vincitrici degli altri gironi di terza serie, Benevento e Cittadella.

A Ferrara l’euforia dei tifosi è alle stelle dopo l’approdo nel campionato cadetto e la società biancazzurra riparte dalla conferma di mister Semplici in panchina, allestendo una rosa con l’obiettivo della salvezza. In campionato però, dopo un avvio contratto, la squadra cambia passo e scala rapidamente la classifica stabilizzandosi in zona play-off.

Nelle prime gare del girone di ritorno la SPAL continua a stupire tutti, raccogliendo vittorie che le consentono di avvicinare la vetta della graduatoria. La continuità di risultati e l’immensa forza del gruppo premiano i biancazzurri, capaci di staccare in classifica Hellas Verona e Frosinone, le due principali concorrenti al primato.

Il 13 maggio 2017, allo stadio “Libero Liberati” di Terni, nonostante la sconfitta per 2-1 contro i padroni di casa, la SPAL conquista la promozione in Serie A con una giornata d’anticipo. La matematica arriva dopo la conclusione del contemporaneo match tra Benevento e Frosinone, terminato con la vittoria per 2-1 in extremis dei campani che nega alla formazione frusinate ogni speranza di raggiungere i biancazzurri in classifica.

È una giornata che entra nella storia del club, tornato nella massima serie del calcio italiano dopo 49 anni di assenza.

All’ultima giornata, la SPAL già promossa batte 2-1 il Bari al “Mazza” chiudendo il campionato in testa alla classifica con 4 punti di vantaggio su Hellas Verona e Frosinone. Una vittoria che scatena una lunga nottata di festeggiamenti per tutta la città.

L'era Tacopina

Alla vigilia della stagione 2021/22, l’avvocato italo-americano Joe Tacopina rileva il club dalla famiglia Colombarini.

Joe Tacopina, precedentemente nel CdA dell’AS Roma, poi presidente del Bologna FC, nel 2015 rileva il Venezia FC in Serie D e in soli 2 anni , nel 2017 riporta il club in Serie B dopo 12 anni, diventando al contempo il presidente più vittorioso del calcio italiano (3 campionati di fila).

A luglio 2021, la squadra viene inizialmente affidata al catalano Pep Clotet, che a gennaio viene sotituito da Roberto Venturato, I ferraresi concludono il torneo in quindicesima posizione. Durante l’estate l’area sportiva del club viene rivoluzionata. A dirigere l’area tecnica viene chiamato Fabio Lupo che sia avvale della collaborazione del direttore sportivo Armando Ortoli e del collaboratore tecnico Mario Donatelli.