SABATO 11 NOVEMBRE 2023
Giornata Mondiale del Diabete, Rao e Peda: "Uno stimolo in più per raggiungere i nostri obiettivi"
In occasione della Giornata Mondiale del Diabete promossa da IDF (International Diabetes Federation) e OMS che si celebrerà martedì 14 novembre, nel prepartita di SPAL-Pontedera si svolgerà una speciale iniziativa promossa da AGPC (Associazione Giovani con Patologie Croniche), S.P.A.L. e S.P.A.L. Foundation che vedrà protagonista in campo una delegazione di bambini con diabete dell’Associazione ferrarese insieme a fratellini e sorelline.
Nel match contro la formazione toscana, in programma domenica 12 novembre alle ore 20:45 allo Stadio “Mazza”, i piccoli scenderanno in campo nei minuti precedenti il fischio di inizio del match con l’obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impatto del diabete, nonché di promuovere il ruolo della famiglia nella gestione, nella cura, nella prevenzione e nell'educazione al diabete. Secondo i dati di IDF, infatti, oggi un adulto su dieci nel mondo ha il diabete ma quasi la metà dei soggetti non ne è consapevole poiché non gli è mai stato diagnosticato.
Emanuele Rao, attaccante della SPAL classe 2006, convive con questa patologia da sette anni e in occasione di un evento così importante a livello mondiale, ha scelto di condividere la sua storia, quella di un bambino che senza timore ha scelto di affrontare a viso aperto il diabete diagnosticatogli, traendo da questa situazione nuove energie e motivazioni per inseguire i propri sogni.
“Penso che la Giornata Mondiale del Diabete sia un momento molto importante per tutti. Avere il diabete non è una cosa di cui vergognarsi, i calciatori con questa patologia non sono molti ma io non l’ho mai vissuta come un ostacolo, quanto piuttosto come una motivazione in più per dare sempre il massimo in ogni situazione al fine di raggiungere il mio obiettivo professionale.”
“Ho scoperto di avere il diabete nel 2015, quando frequentavo la terza elementare. Avevo una bisnonna con il diabete ma il suo era di tipo 2, mentre a me è stato diagnosticato il diabete mellito di tipo 1, una patologia cronica autoimmune che causa appunto un’alterazione del sistema immunitario.”
“Mi ricordo che bevevo tanto, anche di notte, mi svegliavo perché avevo sempre sete e di conseguenza andavo spesso in bagno. I miei genitori, che sono entrambi infermieri, hanno capito che queste manifestazioni potevano essere sintomo di qualcosa di più complesso e mi hanno fatto fare degli accertamenti. Le analisi svolte hanno evidenziato che il livello della mia glicemia non era a posto, così ho dovuto trascorrere qualche giorno in ospedale a Trento e lì è arrivata la diagnosi definitiva.”
“Lì per lì non è stato facile, erano i giorni di Natale ed io non avevo nemmeno capito con esattezza in cosa consistesse questa patologia. La prima domanda che feci a mia mamma e ai dottori è stata se avessi potuto continuare a giocare a calcio, perché quello era il mio unico desiderio. Appena usciti dall’ospedale ci siamo confrontati con la società ChievoVerona, dove giocavo all’epoca, e grazie al supporto ricevuto da tecnici e tutor ho potuto proseguire senza alcun problema il mio percorso sportivo.”
“Nei primi anni dopo la diagnosi utilizzavo le siringhe ed era più complicato gestirle. Mio papà mi seguiva ad ogni allenamento e ad ogni partita e io approfittavo di tutte le pause di gioco per controllare sempre il livello della glicemia, mangiando eventualmente qualcosa al volo per normalizzarne il valore. Andando avanti negli anni, con l’innalzarsi del livello di agonismo nello sport, i medici mi hanno suggerito di adottare il microinfusore, uno strumento con il quale riesco a gestire meglio il controllo della glicemia essendo anche molto più autonomo.”
“Per me è stato fondamentale il sostegno dei miei genitori, che mi sono stati sempre vicini senza però essere mai esageratamente apprensivi. Non mi hanno mai precluso alcuna possibilità, compresa quella di andare via di casa per inseguire il mio sogno di diventare un calciatore, nonostante so che per loro non sia stato facile. Qui a Casa SPAL però ho trovato delle tutor eccezionali, che mi hanno aiutato costantemente nel monitoraggio del microinfusore e nel posizionamento del sensore, consentendomi così di acquisire sempre più sicurezza ed indipendenza nel vivere spensierato la mia quotidianità.”
“Avere il diabete non deve essere un peso e voglio dire a tutti i bambini ed i ragazzi che oggi scoprono di avere questa patologia di non preoccuparsi e di andare avanti per la propria strada senza paura. Il diabete non è un muro invalicabile, ma un semplice ostacolo, un banco di prova personale come tanti altri che ciascuno di noi dovrà affrontare nella propria vita.”
Oltre a Emanuele Rao tra i calciatori biancazzurri anche Patryk Peda è affetto da diabete ed ha ricevuto la diagnosi all’incirca alla stessa età del compagno. Il difensore polacco ha scoperto anche lui all’età di nove anni di essere diabetico, ma questo non gli ha impedito di realizzare il sogno di diventare un calciatore: “Nel momento in cui mi è stato diagnosticato il diabete ho avuto paura di non poter più giocare a calcio, ma i medici hanno subito rassicurato me e la mia famiglia sul fatto che questa patologia non mi avrebbe precluso nulla nella mia vita futura, ma avrei dovuto solo fare attenzione a seguire determinate indicazioni.”
“Il diabete sicuramente impone attenzione e sacrifici importanti, ma al tempo stesso ti permette di conoscere in modo approfondito il tuo corpo e le tue potenzialità perché devi controllarti costantemente. Questo ha rappresentato per me una sfida nella sfida permettendomi di maturare e crescere più in fretta di tanti miei coetanei e mi ha trasmesso anche una grande forza di volontà, che è stata decisiva per affrontare le sfide e gli ostacoli della vita quotidiana.”
“Dall’esordio tra i professionisti con la maglia della SPAL al debutto con la nazionale maggiore polacca avvenuto poche settimane fa, per ogni traguardo che ho raggiunto finora la soddisfazione provata è sempre stata doppia. Voglio dire a tutti i ragazzi che possono essere spaventati dalla scoperta di essere diabetici di stare tranquilli. Il diabete non deve essere una preoccupazione perché non preclude nulla e non limita nessuno, anzi è una patologia che ti permette di sviluppare consapevolezza nelle tue capacità, disciplina nel seguire tutte le prescrizioni previste e forza per realizzare tutti i tuoi sogni.”